Negli anni ’50, quando abbiamo cominciato a creare le nostre pergamene scritte a mano con le lettere miniate, i computer erano solo fantascienza.

A volte oggi si pensa che i programmi di grafica facciano il grosso del lavoro e che possano in qualche modo riuscire a uguagliare l’ars creativa umana.

In realtà alla base di un qualunque progetto grafico di valore, digitale o non, c’è sempre un’idea, un talento, un gusto e un senso del Bello, un amore per la storia e la tradizione coltivati con dedizione.

Una creatività frutto di un’attenta ricerca

Per rendere preziose ed esclusive le sue realizzazioni con le lettere miniate, a partire dagli anni ’50 Rino Pensa intraprende una ricerca nelle biblioteche, archivi, musei e monasteri di tutta Europa.

Oltre alla Basilica di San Clemente a Roma, la Biblioteca Apostolica Vaticana e la Basilica di San Paolo, tra le sue mete preferite c’erano il British Museum, la Basilica di San Marco a Firenze, l’Abbazia di Montecassino, la Basilica di San Francesco ad Assisi, gli Archivi del Trinity College a Dublino.

Il suo è uno studio complesso, attento, preciso e meticoloso: la matita come strumento, schizzi e appunti il frutto della ricerca.

Oltre al disegno della greca, un elemento importantissimo di una pergamena sono i caratteri utilizzati.

Per creare scritte sempre più raffinate e preziose prende ispirazione da papiri egizi, incisioni su marmo dell’antica Roma, codici miniati del Medioevo, documenti fiorentini del ‘500, ecc.

Lo studio delle lettere miniate

Dopo aver raccolto materiale fotografico, libri, illustrazioni e cartoline, Rino Pensa, insieme al suo staff, iniziava a effettuare un intenso studio focalizzato sulle lettere, cercando di trovare quelle che meglio si adattavano allo stile delle sue pergamene.

In seguito affidava i risultati di questo studio ai suoi disegnatori che elaboravano dei bozzetti di lettere miniate. Tra questi solo i migliori diventavano campioni per la riproduzione su lucido o la copiatura a mano.

Altre lettere miniate venivano invece realizzate senza l’utilizzo di campioni. Si tratta di lettere che riprendevano lo stile della pergamena, armonizzandosi con l’ornato.

Particolari lettere miniate potevano contenere al loro interno figure particolari legate a una determinata simbologia, sacra oppure laica.

La foto è uno studio del capolettera M realizzato negli anni ’50. I calligrafi dovevano utilizzare questo disegno come traccia per disegnare un originale, prima con tratto a matita, quindi ripassato con pennino e china color seppia e successivamente campito a tempera.

La pergamena poteva essere arricchita con più capilettera, a seconda dell’importanza e della tipologia di lavoro da eseguire.

Quel lavoro di ricerca continua ancora oggi, per permettere a Rino Pensa Pergamene di realizzare sempre nuove pergamene che riescano a rendere unico un momento.

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